Gilberto Pierazzuoli ci ha lasciato

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Gilberto Pierazzuoli, Gil per noi, se n’è andato. Ci ha lasciati dopo aver convissuto a lungo con la malattia, una convivenza ingombrante che ha affrontato con apparente leggerezza, continuando a lavorare, a scrivere sempre con una forza, un entusiasmo capaci di stupire ed entusiasmare.

Nel nostro laboratorio politico e nella redazione della Città invisibile lascia un vuoto che sappiamo di non poter colmare. Eclettico e coltissimo, filosofo dall’immaginazione feconda, ci ha spronato a praticare nuove frontiere del pensiero critico: dalle riflessioni sull’Ecologia politica (nell’ebook Il comune e il capitale), sino all’ultimo suo ampio contributo di critica del Capitalismo digitale, a cui sono dedicati i due volumi (Il soggetto plurale, con prefazione di Igor Pelgreffi, e Dalla parte di Epimeteo) che ha voluto pubblicare con le edizioni perUnaltracittà.

I suoi interessi sempre effervescenti, che ci hanno investito con loro complessità, avevano il dono della freschezza di chi guarda la realtà immaginando un mondo diverso, felice, ma possibile, dietro la coltre tetra del pensiero unico.

È stato impossibile non volergli bene. La sua scomparsa ci appanna gli occhi di lacrime che però hanno una dolcezza che sfuma nel sorriso per averlo conosciuto e goduto.

Come un gatto, Gil ha inventato e vissuto molte vite, Cyborg-Gil è stata l’ultima, con lo studio delle AI, come sempre giocando. In una delle vite precedenti è stato grande esperto di vini, con Barbara, compagna di tutte le vite, ha inventato uno dei primi wine bar, il mitico “Pane e vino”, insegnando alle e ai fiorentini che non di solo Chianti vive l’uomo (e la donna).

Giocoliere Gil, tra concetti complessi e a volte astrusi e veri giocattoli, generoso di sé e dei propri saperi. Un regalo per chi ha avuto la fortuna di averlo nella propria vita.

Post scriptum, di Gianluca Garetti:

“Con-essere in divenire”. Scusa Gil, che vuol dire? “È quel comunismo, quell’essere insieme umani e non-umani, che non c’è mai stato e che forse potrà essere in divenire”, mi spiegò. Avrei voluto chiedergli più cose, nei nostri due fantastici ultimi incontri. L’ultima volta che sono andato a trovarlo, una decina di giorni fa, mi parlava come poteva e scriveva sul pc, è partito da una mia recensione sulla Città invisibile dell’ultimo libro di Byung-Chul Han – nella rubrica di letture, Kill Billy, che Gil curava e nutriva – e siamo finiti al gioco, uno dei suoi argomenti preferiti, passando per Heidegger, per la bellezza che con Barbara sono riusciti a trovare e coltivare in quegli anni di devastante malattia. La conosci Refugees dei Van Der Graaf Generator? GilBar, cioè Gil+Barbara, ne hanno fatto un video in cui scorrono stupende e toccanti immagini fatte con l’intelligenza artificiale, l’ultima sua grande passione. Cerco di prenderne il lato positivo, diceva. Ora non c’è più. Non posso più fargli domande, non posso più raccontargli quello che pensoRovelli chi? Si è alzato, togliendosi la mascherina, sgusciando fra me e il bombolone di ossigeno ed è andato a prendere l’Ordine del tempo. Ieri l’ho comprato, mi si è aperto a pagina 105: «Il dolore dell’assenza. Ma non è l’assenza che provoca dolore. Sono l’affetto e l’amore. Se non ci fosse affetto, se non ci fosse amore, non ci sarebbe il dolore dell’assenza. Per questo anche il dolore dell’assenza, in fondo, è buono e bello, perché si nutre di quello che dà senso alla vita».

 

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perUnaltracittà

All'opposizione in Consiglio comunale a Firenze dal 2004 al 2014, la lista di cittadinanza perUnaltracittà è poi diventata laboratorio politico per partecipare alle vertenze sul territorio e dare voce alle realtà di movimento anche attraverso la rivista La Città invisibile.

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