La Casa del Popolo Andrea del Sarto costituisce uno dei luoghi più significativi per la storia politica, sociale e culturale delle classi popolari e lavoratrici della nostra città, al pari di altre realtà altrettanto significative e prestigiose come, per citare le principali, l’SMS di Rifredi e il Società Ricreativa l’Affratellamento. La Società di Mutuo Soccorso Andrea del Sarto nasce nel lontano 1897, in Via Luciano Manara, divenendo ben
presto, in uno dei quartiere più popolosi e poveri, un centro di attività di aiuto sociale e nel contempo di formazione culturale e politica, nel segno di una cultura della solidarietà praticata con assoluta coerenza. Si istituirono, così, corsi di alfabetizzazione, una Università popolare, una biblioteca, venne promosso il dibattito culturale e politico, ci fu infine la dotazione di una cucina e mensa per gli operai. La compresenza, al suo interno, delle associazioni dei lavoratori, di cooperative e leghe, nonché del nuovo partito socialista e del movimento anarchico, stimolarono un ambiente ed un clima socio politico estremamente vivace e fattivo.
Una figura in particolare, Gaetano Pilati, di straordinaria levatura morale e politica, quale strenuo difensore dei diritti del proletariato e dei valori del socialismo, ebbe una rilevante influenza sulla vita della SMS Andrea del Sarto e ne fu presidente dal 1913 fino al 1922, quando la sede
venne occupata dai fascisti, ponendo fine con una feroce repressione alla sua fervida attività di mutualismo e di militanza politica. Gaetano Pilati, eletto al Parlamento nel 1921, morirà in seguito alle ferite riportate dopo una barbara aggressione dei fascisti il 3 ottobre 1925, martire della libertà, come ricorda una grande lapide affissa nell’atrio della Casa del popolo.
Durante il ventennio l’ SMS Andrea dopo la violenta espropriazione, verrà trasformata in Casa del fascio Menabuoni fino al fatidico 11 agosto 1944, data dell’insurrezione popolare di Firenze, quando i partigiani ne presero possesso e la restituiscono nel nome del popolo di San Salvi.
La rinata Casa del Popolo Andrea del Sarto, superando, nel primo dopoguerra, un periodo irto di difficoltà, riprese slancio e vita sorretta da uno straordinario spirito di rinascita e fratellanza. A sostegno urgente degli abitanti del quartiere, fu aperto primariamente un ambulatorio per l’assistenza medica e farmaceutica gratuita, e nel contempo si avviarono nuove attività culturali e ricreative: una sala da ballo frequentatissima fino agli anni ’60/’70, ma soprattutto un Teatro che ha accolto artisti anche d’avanguardia e cantanti di vaglia.
Con grande vigore ripartì la discussione politica, favorita dalla presenza un importante partito come il ricostituito PCI, sia nei termini, al suo interno, di un confronto diretto fra esperienze di lotta politica di generazioni diverse, sia mediante l’incontro con politici e amministratori locali o di primissimo piano nazionale, come Togliatti, Berlinguer e altri. Inoltre essa divenne la sede e l’archivio della rivista Il Ponte, prestigiosa testata fondata nel 1945 da Piero Calamandrei, una voce critica di politica economica e culturale importante nel panorama del nostro Paese fino ai giorni attuali. Negli ultimi decenni malgrado le difficoltà proprie di un contesto socio culturale profondamente mutato, dove la disaffezione giovanile, l’individualismo imperante e la crescente apatia politica mette a dura prova la tenuta di queste istituzioni, la Casa del Popolo Andrea del Sarto ha tuttavia resistito e mantenuto la sua funzione di punto di riferimento di varie Associazioni di volontariato e della vita sociale, culturale del quartiere.
Questo fino al provvedimento di chiusura e sfratto emesso dal Comune di Firenze il 10 gennaio 2022, in qualità di proprietario dell’immobile subentrato, a titolo gratuito, al Demanio nel 2016. Data a partire dalla quale il Comune ha stabilito un insostenibile canone d’affitto di 15844,48 euro, che ha portato prima all’insolvenza e poi alla liquidazione dell’Associazione Circolo S.M.S., e nel contempo rifiutandosi pervicacemente di giungere ad accordo proposto più volte da quest’ultima per un utilizzo comune dell’immobile e per un canone adeguato e condiviso fra le parti.
Con lo sfratto e il trasferimento forzato di una mole rilevante dei suoi materiale, viene fortemente penalizzata la rivista Il Ponte, che ne mette a rischio la sua esistenza e la possibilità di proseguire la sua preziosa attività editoriale, priva di sostegni economici, e affidata unicamente all’introito degli abbonamenti.
Così, per effetto di una palese ingiustizia risalente, con il decreto 159 del 1944, alla volontà dello Stato di non restituire ai legittimi proprietari, i soci delle SMS, gli immobili delle case del popolo che da loro erano stati edificati e di cui erano possessori fino all’avvento del fascismo, si chiude
un’esperienza di grande valore morale e civile, che ha segnato, per oltre un secolo, la storia del quartiere e della città.
La volontà politica dell’amministrazione comunale ha in tutto ciò una grave, evidente responsabilità, e poco convince la soluzione da essa individuata di un nuovo gestore facente capo ad un’associazione denominata Andrea del Sarto Aps, costituita principalmente da una società di biliardo. Una gestione che sembra ben lontana dal garantire una continuità con la storia sociale e mutualistica di questa gloriosa Casa
del Popolo.
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